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Ritratto di Paolina Adorno Brignole-Sale

Musei di Strada Nuova
Definizione bene (OGT)
OGTD:
dipinto
Identificazione (OGTV):
pendant
Autore (AUT)
AUTR:
esecutore
AUTM:
documentazione
AUTN:
Van Dyck, Antoon
AUTA:
Anversa, 1599 - Londra, 1641
DES
DESS:
Personaggi: Paolina Adorno Brignole-Sale. Abbigliamento: veste blu con decorazione oro, collare a lattuga, cuffia adornata con perline e con una piuma nera.
Titolo (SGTT)
Ritratto di Paolina Adorno Brignole-Sale
SGT
SGTI:
ritratto femminile
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
PR 51
INVD:
1910, POST
INVC:
Musei di Strada Nuova - Palazzo Rosso
DTZ
DTZG:
sec. XVII
Cronologia (DT)
DTZS:
secondo quarto
DTM:
documentazione
DTSI:
1627
DTSF:
1627
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
Il ritratto di Anton Giulio Brignole-Sale, insieme a quello di sua moglie Paolina Adorno, costituiscono uno dei rari esempi di ritratti en pendant realizzati da Van Dyck rimasti ancora insieme. Sono anche gli unici tra i cinquanta del periodo genovese di Van Dyck di cui si conservi lo specifico pagamento registrato nei libri di conti dei Brignole-Sale nel 1627: con un terzo dipinto, raffigurante Geronima Sale Brignole con la figlia Aurelia rispettivamente madre e sorella di lui, furono pagati al pittore nel 1627 - anno conclusivo del suo soggiorno genovese - per un totale di 747 lire. Si tratta probabilmente degli ultimi dipinti eseguiti dal fiammingo a Genova, città dove giunse nel 1621 come “miglior discepolo” di Rubens riscuotendo ben presto uno straordinario successo presso la nuova nobiltà cittadina che, ben consapevole del valore anche simbolico delle immagini e del messaggio celebrativo da esse veicolato, fece a gara per farsi ritrarre dal giovane artista. Appartengono da sempre alla quadreria della casata e sono gli unici ad essere rimasti nella residenza della famiglia per cui erano stati dipinti. Ridolfo i, figlio della coppia effigiata, li portò nella nuova residenza dei Brignole-Sale, Palazzo Rosso, dopo la metà del seicento, dove sono tuttora. Nel 1687 vennero ricomprati dal cadetto Gio. Francesco I, nel momento in cui, morto il fratello senza discendenza maschile, sarebbero finiti in mani estranee. Il ritratto stante di Paolina Adorno è il più grande fra quelli raffiguranti una singola dama realizzati da Van Dyck durante gli anni genovesi e ricalca uno schema compositivo più volte adottato dall’artista nel corso della sua carriera. In esso compaiono, in una sorta di compendio, tutti gli stilemi vandichiani: la rappresentazione a figura intera e di tre quarti; lo sguardo rivolto verso lo spettatore; l’ambientazione in uno spazio connotato da imponenti colonne, loggiati e sontuosi drappi rossi; la presenza di animali e, soprattutto, di magnifici abiti da parata come quello con cui è raffigurata paolina, mimeticamente realizzato con una sottile stesura di colore blu per raffigurare il tessuto e con una materia più corposa, in pasta di colore giallo e bianco, a evocare l’oro dei ricami. Paolina è qui ritratta sulla soglia dei vent’anni, all’apice della sua giovinezza, ma nella composizione non mancano elementi cui è assegnato, oltre a quello meramente decorativo, anche un compito allegorico come il pappagallo, dipinto da Jan Roos, cui appartengono le piume cadute sul cuscino e la rosa aperta, nella sua piena fioritura, nella mano destra della dama. Entrambi rappresentano chiari simboli della caducità della bellezza che, come la rosa, è destinata a sfiorire.

Persona