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Anton Giulio Brignole-Sale a cavallo

Musei di Strada Nuova
Definizione bene (OGT)
OGTD:
dipinto
Identificazione (OGTV):
pendant
Autore (AUT)
AUTR:
esecutore
AUTN:
Van Dyck, Antoon
AUTA:
1599-1641
DES
DESS:
Personaggi: Gio. Francesco Brignole-Sale a cavallo. Abbigliamento: calzoni, casacca, cappello. Animali: cavallo, cane. Paesaggio: colonnato cui è appeso un drappo rosso.
Titolo (SGTT)
Anton Giulio Brignole-Sale a cavallo
SGT
SGTI:
Ritratto maschile
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
PR 48
INVD:
1910, POST
INVC:
Musei di Strada Nuova - Palazzo Rosso
DTZ
DTZG:
sec. XVII
Cronologia (DT)
DTZS:
secondo quarto
DTM:
documentazione
DTSI:
1627
DTSF:
1627
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
Il ritratto di Anton Giulio Brignole-Sale, insieme a quello di sua moglie Paolina Adorno, costituiscono uno dei rari esempi di ritratti en pendant realizzati da Van Dyck rimasti ancora insieme. Sono anche gli unici tra i cinquanta del periodo genovese di Van Dyck di cui si conservi lo specifico pagamento registrato nei libri di conti dei Brignole-Sale nel 1627: con un terzo dipinto, raffigurante Geronima Sale Brignole con la figlia Aurelia rispettivamente madre e sorella di lui, furono pagati al pittore nel 1627 - anno conclusivo del suo soggiorno genovese - per un totale di 747 lire. Si tratta probabilmente degli ultimi dipinti eseguiti dal fiammingo a Genova, città dove giunse nel 1621 come “miglior discepolo” di Rubens riscuotendo ben presto uno straordinario successo presso la nuova nobiltà cittadina che, ben consapevole del valore anche simbolico delle immagini e del messaggio celebrativo da esse veicolato, fece a gara per farsi ritrarre dal giovane artista. Anton Giulio Brignole – Sale, ereditando dal nonno materno il feudo di Groppoli e il relativo titolo di marchese venne ufficialmente ascritto all’aristocrazia genovese nel 1626; l’anno successivo, appena ventiduenne, si fa raffigurare da Van Dyck a cavallo e in una posa aulica, fino a pochi anni prima riservata a un sovrano, che enfaticamente ne celebra lo status sociale raggiunto di recente. Il modello compositivo di questo ritratto equestre dipende da celebri esempi rubensiani come il Gio. Carlo Doria (Genova, galleria di Palazzo Spinola) e il duca di Lerma (Madrid, Museo del Prado) ma la materia pittorica con cui è realizzato risulta molto diversa da quella ricca e pastosa del celebre maestro. La tela di Palazzo Rosso, infatti, è costruita con una tecnica di esecuzione molto rapida, giocata per velature di biacche e vernici ma non di colori “a corpo”, che assicura un grande effetto di materia senza che ve ne sia reale sostanza, come tipico delle opere del 1626-1627. Appartengono da sempre alla quadreria della casata e sono gli unici ad essere rimasti nella residenza della famiglia per cui erano stati dipinti. Ridolfo i, figlio della coppia effigiata, li portò nella nuova residenza dei Brignole-Sale, Palazzo Rosso, dopo la metà del seicento, dove sono tuttora. Nel 1687 vennero ricomprati dal cadetto Gio. Francesco I, nel momento in cui, morto il fratello senza discendenza maschile, sarebbero finiti in mani estranee.

Persona