Menzionata per la prima volta nell'inventario post-mortem del cardinale Giovanni Battista Pallotta del 1668 (Boccardo in Caldarola 2009, p. 148), l'opera seguì successivamente il destino di un significativo gruppo di dipinti di proprietà del prelato che, ereditato dai Grassi dopo la morte di quest'ultimo, venne acquisito entro il 1684 da Gio. Francesco I Brignole-Sale. La tela, infatti, compare menzionata nell'inventario di Palazzo Rosso redatto entro quell'anno (Tagliaferro 1995, p. 298).
In questa nuova sede, essa fu posta nella Sala dell'Estate come pendant di un'altra opera dello stesso artista, ovvero "Clorinda libera Olindo e Sofronia dal rogo" (PR 63), dipinto per il quale è documentata la diretta committenza del cardinale (Boccardo in Caldarola 2009, p. 148). In realtà, è stato ormai dimostrato (Boccardo 1991, p. 91) come il vero pendant di quest’ultima tela fosse "Damone e Pizia" del Guercino, realizzato entro il 1646. Nonostante la storica attribuzione al Cavaliere Calabrese, a partire dalla metà del Settecento e fino agli inizi del XX secolo la "Resurrezione di Lazzaro" venne ascritta a Caravaggio (Ratti, 1766, 1780; Alizeri, 1846, 1875; Burckhardt, 1855; Suida, 1906; De Foville, 1907; Grosso, 1909 e 1912), con l'eccezione di Charles-Nicolas Cochin. Il primo a restituire la corretta paternità all'opera fu Longhi (1913) e tale interpretazione non fu più messa in discussione.
Per quanto concerne la datazione, la critica propende per collocare l'opera negli anni Quaranta del Seicento. Come riporta Gabrielli (in Roma 1998, pp. 358-359), il dipinto è stato messo in relazione con due disegni, un "Busto di Donna" degli Uffizi (inv. 11998) e gli Studi di vecchio posti sul recto del foglio dello Statens Museum di Copenhagen (inv. KKS TU Ital. X, 41).
Menzionata per la prima volta nell'inventario post-mortem del cardinale Giovanni Battista Pallotta del 1668 (Boccardo in Caldarola 2009, p. 148), l'opera seguì successivamente il destino di un significativo gruppo di dipinti di proprietà del prelato che, ereditato dai Grassi dopo la morte di quest'ultimo, venne acquisito entro il 1684 da Gio. Francesco I Brignole-Sale. La tela, infatti, compare menzionata nell'inventario di Palazzo Rosso redatto entro quell'anno (Tagliaferro 1995, p. 298).
In questa nuova sede, essa fu posta nella Sala dell'Estate come pendant di un'altra opera dello stesso artista, ovvero "Clorinda libera Olindo e Sofronia dal rogo" (PR 63), dipinto per il quale è documentata la diretta committenza del cardinale (Boccardo in Caldarola 2009, p. 148). In realtà, è stato ormai dimostrato (Boccardo 1991, p. 91) come il vero pendant di quest’ultima tela fosse "Damone e Pizia" del Guercino, realizzato entro il 1646. Nonostante la storica attribuzione al Cavaliere Calabrese, a partire dalla metà del Settecento e fino agli inizi del XX secolo la "Resurrezione di Lazzaro" venne ascritta a Caravaggio (Ratti, 1766, 1780; Alizeri, 1846, 1875; Burckhardt, 1855; Suida, 1906; De Foville, 1907; Grosso, 1909 e 1912), con l'eccezione di Charles-Nicolas Cochin. Il primo a restituire la corretta paternità all'opera fu Longhi (1913) e tale interpretazione non fu più messa in discussione.
Per quanto concerne la datazione, la critica propende per collocare l'opera negli anni Quaranta del Seicento. Come riporta Gabrielli (in Roma 1998, pp. 358-359), il dipinto è stato messo in relazione con due disegni, un "Busto di Donna" degli Uffizi (inv. 11998) e gli Studi di vecchio posti sul recto del foglio dello Statens Museum di Copenhagen (inv. KKS TU Ital. X, 41).
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
donazione
Nome (ACQN):
Maria Brignole-Sale De Ferrari
Data acquisizione (ACQD):
1874
Luogo acquisizione (ACQL):
GENOVA
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
COMUNE DI GENOVA
NVC
NVCT:
DM
Documentazione fotografica (FTA)
FTAX:
documentazione esistente
FTAN:
18636/NEG AFBA B 87/2
FTAT:
DOPO LA FODERATURA, LA RIDUZIONE ALLAMISURE ORIGINARIE E RESTAURO DEL 1961
FTAX:
documentazione esistente
FTAN:
18637/NEG AFBA B 42/4
FTAT:
PRIMA DEL RESTAURO
Citazione completa (BIL)
De Brosses 1739 (ed. 1957), I, p. 78; De Dominici 1742-1745, III, p. 268; Pitture e quadri 1756, p. VI; Cochin 1758, III, p. 260; Ratti 1766, p. 231; De Lalande 1769, VIII, p. 482; Ratti 1780, , p. 253; Alizeri 1846, II, p. 386; Burckhardt 1855 (ed. 1952), p. 1121; Morelli 1861 (ed. 2000), p. 88; Alizeri 1875, p. 165; Jacobsen 1896, p. 98; Suida 1906, p. 157; Grosso 1909, p. 73; Grosso 1910, p. 119; Jacobsen 1911, p. 193; Grosso 1912, , p. 30; Longhi 1913 (ed. 1961), p. 34;
Citazione completa (BIL)
Citazione completa (BIL):
Mitidieri 1913, p. 448; Chimirri, Frangipane 1914, p. 27; Longhi 1916, p. 371; Grosso 1931, pp. 50-51; Ortolani in La mostra della pittura napoletana 1938, p. 86; Longhi 1943, p. 61; Frangipane 1957, pp. 16, 21; Marcenaro 1961, p. 15; Cannata in La Valletta 1970, pp. 317-318; Pelaggi 1972, p. 40; Brandi 1980, pp. 525-526; Tagliaferro 1981, pp. 19, 39; Utili in Napoli 1984, p. 371; Clifton, Spike 1989, p. 50; Marini 1989, pp. 149, 157; Tassoni 1990, p. 36; Boccardo 1991, p. 91;
Citazione completa (BIL):
Ippoliti 1991, pp. 237, 249; Boccardo in Genova 1992, p. 94; Corace 1995, p. 220; Settimi 1995, p. 32; Tagliaferro 1995, p. 143; Gabrielli in Roma 1998, pp. 358.359; Spike 1999, pp. 144-145; Boccardo in Caldarola 2009, p. 148.
Mostre (MST)
MSTT:
The Order
MSTL:
La Valletta
MSTD:
1970
MSTT:
Civiltà del Seicento a Napoli
MSTL:
Napoli
MSTD:
1985
MSTT:
Scienza e miracoli nell'arte del '600
MSTL:
Roma
MSTD:
1998
MSTT:
Le stanze del Cardinale. Caravaggio, Guido Reni, Guercino, Mattia Preti