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San Sebastiano

Musei di Strada Nuova
Definizione bene (OGT)
OGTD:
dipinto
Identificazione (OGTV):
opera isolata
Autore (AUT)
AUTR:
esecutore
AUTM:
bibliografia
AUTN:
Reni, Guido
AUTA:
1575 - 1642
DES
DESS:
Personaggi: San Sebastiano abbigliamento: perizoma. Attributi. Frecce. Paesaggio: vegetazione
Titolo (SGTT)
San Sebastiano
SGT
SGTI:
San Sebastiano
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
PR 77
INVD:
POST 1910
INVC:
Palazzo Rosso
DTZ
DTZG:
sec. XVII
Cronologia (DT)
DTZS:
primo quarto
DTM:
analisi stilistica
DTSI:
1616
DTSV:
ca.
DTSF:
1617
DTSL:
ca.
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
Il dipinto si riferisce agli anni 1615-1616, ovvero immediatamente prima della consacrazione ufficiale quale miglior artista bolognese vivente attraverso la pala dell'Assunta destinata alla chiesa genovese del Gesù. A partire dai venticinque anni ebbe frequenti e lunghi soggiorni a Roma dove fu assai apprezzato dalla famiglia del Papa e da altri membri della corte pontificia. Anche questa tela, dove è rappresentato San Sebastiano, che secondo la tradizione fu un soldato romano originario della Gallia martirizzato al tempo di Diocleziano, deve essere frutto di quel genere di commissioni, poiché oltre all’alta qualità pittorica, recenti analisi hanno dimostrato aggiunga una pregiata realizzazione, dato che per il blu del cielo è stato largamente usato il lapislazzulo, tanto costoso da essere in genere fornito o pagato a parte dal committente. L’immagine, rispondendo agli ideali classici della poetica di Reni, non mostra il corpo di un martire sfregiato dai dardi e percorso da rivi di sangue, ma quello idealizzato di un giovane dalla bellezza decisamente venata di sensualità. Particolarmente significativa, in questa tela, è l'impostazione della figura del santo, in quanto lo storiografo bolognese seicentesco Carlo Cesare Malvasia attesta la capacità dell'artista a dipingere le "teste all'insù". Reni riprese più volte questo soggetto nel corso della sua attività: del 1617-18 è il dipinto oggi conservato al Museo del Prado a Madrid, del 1639-40 quello della Pinacoteca Nazionale di Bologna; di tutti esiste poi un numero consistente di copie. Anche il Cardinal Borghese ne volle un’analoga versione, frutto almeno in buona parte della bottega dell’artista, e oggi conservata presso la Pinacoteca Capitolina.