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San Paolo Apostolo

Musei di Strada Nuova
Definizione bene (OGT)
OGTD:
dipinto
Identificazione (OGTV):
ciclo
Autore (AUT)
AUTR:
esecutore
AUTM:
analisi stilistica
AUTN:
Procaccini, Giulio Cesare
AUTA:
1548-1625
DES
DESS:
Personaggi: San Paolo. Abbigliamento: mantello. Oggetti: spada.
Titolo (SGTT)
San Paolo Apostolo
SGT
SGTI:
San Paolo apostolo
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
PR 113
INVD:
POST 1910
INVC:
Palazzo Rosso
DTZ
DTZG:
sec. XVII
Cronologia (DT)
DTZS:
primo quarto
DTM:
bibliografia
DTSI:
1621
DTSV:
ca.
DTSF:
1621
DTSL:
ca.
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
I quattro dipinti degli apostoli (San Matteo, San Paolo, San Simone, San Tommaso) facevano parte di una dispersa serie dei dodici apostoli, in origine completata anche dalle immagini di Cristo e della Vergine per un totale di quattordici tele, dipinta per Gio. Carlo Doria - secondo quanto attesta una lettera di Simon Vouet- intorno alla fine del 1621. Una seconda lettera scritta da Orazio Fregoso al Doria documenterebbe tuttavia, nel mese di dicembre dello stesso anno, una grave infermità del Procaccini, motivo per il quale la critica aveva ipotizzato che solo il San Tommaso fosse di mano del maestro e che gli altri quadri, che apparivano inferiori per qualità, fossero stati realizzati da qualche aiuto. Pare tuttavia inverosimile che l’artista abbia affidato a un allievo l’incarico di realizzare parte di un ciclo commissionatogli dal suo più illustre committente; gli ultimi restauri hanno inoltre evidenziato l’omogenea qualità pittorica delle quattro tele. Dopo il 1645 passò in eredità ai discendenti di Gio. Luca Doria, fratello più giovane di Gio. Carlo, che nel 1678 ne cedettero uno a Ottavio Centurione e cinque a Cristoforo Centurione Oltremarini. A sua volta il figlio di quest'ultimo, Pietro Francesco, vendette nel 1730 circa quattro delle cinque tele a Gio. Francesco II Brignole-Sale che le sistemò a Palazzo Rosso. L’identità dei santi è chiara in considerazione degli attributi delle figure, che ricorrono non a caso anche in altre serie di uguale soggetto, come quella realizzata da Pietro Paolo Rubens oggi al Prado: San Paolo tiene la mano appoggiata sull’impugnatura della spada, che simboleggia la sua decapitazione; San Tommaso tiene una lancia strumento del suo martirio; San Simone il libro e San Matteo l’alabarda, arma con la quale venne martirizzato. Le figure sono monumentali e si impongono per il corposo rilievo e per l’accentuato movimento di torsione dei corpi: Procaccini aveva lavorato come scultore fra il 1591 e 1599 presso il cantiere del Duomo di Milano e quest'attività ha senza dubbio influenzato il suo stile pittorico. Il marcato chiaroscuro dei dipinti è invece comune alle scelte formali degli altri lombardi attivi a inizio seicento per la committenza religiosa della chiesa controriformata: in particolare Giovan Battista Crespi il ‘Cerano’ e Pier Francesco Mazzucchelli il ‘Morazzone’.

Opere e Oggetti d'Arte