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Giuditta e Oloferne

Musei di Strada Nuova
Definizione bene (OGT)
OGTD:
dipinto
Identificazione (OGTV):
opera isolata
Autore (AUT)
AUTR:
esecutore
AUTM:
bibliografia
AUTN:
Caliari, Paolo detto il Veronese
AUTA:
1528 - 1588
DES
DESS:
Personaggi: Giuditta, Oloferne decapitato, serva. Abbigliamento: veste scollata; veste, grembiule. Oggetti: letto, cuscino, borsa, elmo.
Titolo (SGTT)
Giuditta e Oloferne
SGT
SGTI:
Giuditta con la testa di Oloferne
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
PR 95
INVD:
POST 1910
INVC:
Palazzo Rosso
DTZ
DTZG:
XVI
Cronologia (DT)
DTZS:
ultimo quarto
DTM:
analisi stilistica
DTSI:
1581
DTSV:
post
DTSF:
1588
DTSL:
ante
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
Il dipinto, databile al 1580 circa, venne acquistato insieme ad altre opere da Giuseppe Maria Durazzo a Venezia nel 1670, è ricordato nelle collezioni Brignole-Sale in Palazzo Rosso, a partire dall'inventario del doge Ridolfo e in tutti quelli successivi, con l'attribuzione a Paolo Veronese, ed in questo senso si è espressa unanimemente la critica sino ad oggi. Il soggetto è tratto dal libro di Giuditta dell'antico testamento. Il Veronese ritrae l'eroina nel momento in cui affida alla serva la testa di Oloferne. L'ancella, che nella bibbia non compare, è nera e forse nana, per accentuare il contrasto con la fresca bellezza di Giuditta. Le fonti ricordano diverse redazioni del tema da parte del Veronese: nel Kunsthinstoriches Museum di Vienna, nell'inventario del 1627 del duca di Mantova è citata una Giuditta del Veronese, un'altra versione è ricordata dal Ridolfi a Venezia in casa Bonaldi. Nel 1960 il dipinto di Palazzo Rosso ha riacquistato le sue dimensioni originali, che erano state sensibilmente alterate nel corso delle sitemazioni sei e settecentesche.