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Principe Moscovita

Musei di Strada Nuova
Definizione bene (OGT)
OGTD:
dipinto
Identificazione (OGTV):
opera isolata
Autore (AUT)
AUTR:
esecutore
AUTM:
analisi stilistica
AUTN:
Taddeo, Michele di Giovanni Bono detto Giambono
AUTA:
Venezia 1400 circa - Venezia 1462
Indicazioni sull'oggetto (DESO)
dipinto
Codifica Iconclass (DESI)
61B111
DES
DESS:
Personaggi: uomo a mezzo busto abbigliamento: veste di velluto broccato dal bavero di pelliccia e cappello rosso rialzato sulla fronte.
Titolo (SGTT)
Principe Moscovita
SGT
SGTI:
Ritratto maschile
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
PR 57
INVD:
POST 1910
INVC:
Palazzo Rosso
DTZ
DTZG:
XV
Cronologia (DT)
DTZS:
prima metà
DTM:
analisi stilistica
DTSI:
1401
DTSV:
post
DTSF:
1450
DTSL:
ante
MTC
MTC:
tempera su tavola
Notizie storico-critiche (NSC)
Il ritratto raffigura un uomo a mezzo busto, posto di profilo verso destra su fondo verde scuro e abbigliato con veste di velluto broccato dal bavero di pelliccia e cappello rosso rialzato sulla fronte. Non si conosce l'identità del personaggio, ma la Marcenaro (1959) ha ipotizzato si tratti di "qualche capitano di ventura magiaro sceso dai carpazi per onorare l'imperatore ungherese all'incoronazione romana" del 1433, pensando in particolare a Giovanni Hunyadi, padre di Mattia Corvino, che sulla metà del quarto decennio fu al servizio di Filippo Maria Visconti. Il dipinto ha avuto varie attribuzioni: dallo stile di Luca d'Olanda (catalogo della Quadreria, 1829) a Giovanni Bellini (Alizeri, 1847 e 1875; catalogo della Quadreria, 1861; Grosso, 1910 e 1911; Jacobsen, 1911), da "scolaro di gentile " (Jacobsen 1896) alla "cultura veronese o piu' precisamente pisanellesca" (Suida, 1906; Grosso, 1912 e 1932), fino ad essere riferito dalla marcenaro (1959) a Pisanello, per le affinità con il ritratto d'uomo a punta d'argento del foglio 141 del Musee Bonnat di Bayonne. Tale linea interpretativa fu seguita, successivamente, da vari critici (Fossi Torodow, 1962; Zanoli, 1965; Chiarelli, 1966; Tagliaferro, 1991), fatta eccezione per L. Cuppini (1962, 1969) che l'attribuì al Giambono. L'assegnazione della tavola genovese a Michele Giambono si è andata consolidando nel tempo (Mariacher, 1970; Laclotte, 1978; Conti, 1979; De Marchi, 1992a; Franco, 1992, 1996; Pesaro, 1992). Un contributo di Boskovits (1999) contraddice tale attribuzione, sostituendovi quella a Gentile Da Fabriano e mettendo in discussione anche l'identità dell'effigiato, che presenterebbe non tratti slavi o magiari, bensì mulatti.