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Alessandro Magno e il nodo di Gordio

Musei di Strada Nuova
OGT
OGTD:
dipinto
Autore (AUT)
AUTR:
esecutore
AUTN:
De Ferrari, Lorenzo
AUTA:
1680-1744
Titolo (SGTT)
Alessandro Magno e il nodo di Gordio
SGT
SGTI:
ALESSANDRO SCIOGLIE IL NODO DI GORDIO
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
PB 1784
INVC:
Musei di Strada Nuova - Palazzo Doria-Tursi
DTZ
DTZG:
sec. XVIII
Cronologia (DT)
DTM:
analisi stilistica,analisi iconografica
DTSI:
1734
DTSV:
ca
DTSF:
1744
DTSL:
ante
MTC
MTC:
olio su tavola
Notizie storico-critiche (NSC)
Le fonti classiche raccontano che Alessandro Magno, arrivato a Gordio, in Asia Minore, scoprì l'esistenza di un'antica profezia legata a un cocchio conservato sull'acropoli e consacrato a Zeus: chiunque fosse riuscito a slegare il complicato nodo che teneva legati il giogo e il timone, avrebbe avuto il dominio dell'Asia. Pur di verificare l'oracolo, Alessandro risolse il problema sfoderando la spada e tagliando di netto il nodo. Il dipinto raffigura proprio il momento del taglio, davanti agli occhi sgomenti e a tratti contrari degli astanti. De Ferrari ricostruisce la scena con grande attenzione antiquaria, ambientandola all'interno dell'aula di un tempio classico, dove figura una monumentale statua di Zeus. Le figure sono abbigliate all'antica e, dietro il sacerdote, con le braccia protese in avanti e tunica bianca, spicca una testa virile rivolta verso destra e fortemente individualizzata nel volto: si tratta di una puntuale citazione del celebre busto, forse romano, raffigurante Vitellio della collezione Durazzo, oggi conservato all'Accademia Ligustica di Belle Arti (inv. 45), molto famoso a Genova nel Settecento. Il dipinto venne credibilmente realizzato da De Ferrari nel corso degli ultimi anni della sua vita, dopo il rientro dal viaggio a Roma, come suggerisce anche il confronto con l'opera raffigurante il Suicidio di Temistocle, del Palazzo Reale di Torino. In relazione all'opera in esame sono noti due disegni preparatori, uno conservato al Gabinetto Disegni e Stampe di Palazzo Rosso e relativo alla figura di Alessandro, l'altro passato in asta a Genova nel 2007. Non si conosce originale destinazione dell'opera, il cui formato e supporto ligneo hanno portato a ipotizzare un suo utilizzo come anta di un mobile. Tuttavia, sembra che il progetto originario non sia andato a buon fine, dato che l'opera rimase sempre nella bottega dove lavorava l'artista, la famosa Casa Piola, in salita San Leonardo. Qui, infatti, si trovava ancora nel Novecento, quando, nel 1913, il dipinto venne legato alla città di Genova dall'allora proprietario. (P. Boccardo in Roma 2022, p. 362)