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Alessandro e la famiglia di Dario

Musei di Strada Nuova
Definizione bene (OGT)
OGTD:
dipinto
Identificazione (OGTV):
opera isolata
Autore (AUT)
AUTR:
esecutore
AUTN:
Piola, Domenico
AUTA:
Genova 1627-1703
AUTM:
analisi stilistica
AUTN:
Piola, Anton Maria
Titolo (SGTT)
Alessandro e la famiglia di Dario
Altri titoli (SGTT)
Titolo (SGTT):
Clemenza di Alessandro
SGT
SGTI:
CLEMENZA DI ALESSANDRO
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
PB 1695
INVC:
Musei di Strada Nuova - Palazzo Bianco
DTZ
DTZG:
sec. XVII
Cronologia (DT)
DTZS:
fine
DTM:
analisi storica,documentazione,fonte archivistica,contesto
DTSI:
1690
DTSV:
ca
DTSF:
1695
DTSL:
ca
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
In una lettera dell'8 aprile 1690, indirizzata a Domenico Piola dal marchese Nicolò Maria Pallavicini, genovese stabilitosi a Roma, si fa esplicita menzione non solo del pagamento di una tela con l'Ateneo delle Belle Arti (prototipo della composizione poi replicata nella tela oggi a Palazzo Bianco, inv, PB1850), ma anche la richiesta di un altro dipinto, destinato alla residenza romana del committente e di cui è specificato il soggetto: Alessandro con la famiglia di Dario. Si tratta di un tema tratto dalla storia antica, affrontato in letteratura da Plutarco e da Valerio Massimo, che ricorre spesso nei cicli affrescati che decorano le dimore dei genovesi - e non solo - in chiave autocelebrativa. Infatti, con quest'iconografia si vuole esaltare la liberalità di un determinato personaggio, virtù che nel quadro è resa eloquente dalla mano di Alessandro, aperta e confortante. Inoltre, è un tema che spesso è accompagnato da un'altra iconografia molto frequentata dai pittori del Seicento, ovvero la Continenza di Scipione, la cui rappresentazione è stata affidata dal Pallavicini a Giovanni Battista Gaulli contestualmente alla Clemenza di Alessandro. In un primo momento la tela custodita a Palazzo Bianco era stata identificata con il bozzetto di cui faceva richiesta il marchese nella lettera del 1690 (S. Rudolph 1995, p. 72), ma in realtà, anche per evidenti ragioni di dimensioni, non può trattarsi di un bozzetto; si tratta invece. come ricostruito dagli studi successivi, di una replica autografa eseguita prima dell'invio nel 1695 circa. Il bozzetto è comparso di recente sul mercato antiquario, come sul mercato antiquario, e oggi in collezione privata, è la tela dipinta per il Pallavicino (D. Sanguineti, in Domenico Piola e la sua bottega 2019, pp. 38-39 con bibl. prec.). Dal momento che la composizione risulta particolarmente complessa e articolata - infatti vede oltre venti figure disposte su tre livelli - sono stati eseguiti diversi disegni preparatori noti e forse anche altri da rintracciare. Lavoro di alto livello e straordinario campionario di personaggi, nella varietà di tipi, gesti, attitudini ed espressioni, mostra come le richieste e il gusto del Pallavicini abbiano influito sulla maniera di Piola, il quale tende ora ad accentuare più plasticamente le forme, a schiarire la tavolozza e a propendere verso pieghe squadrate.