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Apollo e le Muse

Musei di Strada Nuova
Definizione bene (OGT)
OGTD:
dipinto
Identificazione (OGTV):
opera isolata
Autore (AUT)
AUTR:
esecutore
AUTM:
documentazione,analisi stilistica
AUTN:
Piola, Paolo Gerolamo
AUTA:
Genova 1666-1724
Titolo (SGTT)
Apollo e le Muse
SGT
SGTI:
APOLLO E LE MUSE
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
PB 1635
INVC:
Musei di Strada Nuova - Palazzo Bianco
DTZ
DTZG:
sec. XVIII
Cronologia (DT)
DTM:
documentazione,bibliografia
DTSI:
1722
DTSV:
ca
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
Come riporta il Ratti, nel 1722 Paolo Gerolamo Piola riceve una delle commissioni più prestigiose della sua carriera dal marchese Giacomo Filippo Durazzo, per il quale realizza due affreschi nel suo palazzo residenziale in Strada Balbi: nel salotto di ponente raffigura il Concilio degli dei con Giano che consegna a Giove le chiavi del tempio in cui ha rinchiuso il furore, in quello di levante Apollo e le Muse. L'opera in esame è precisamente il bozzetto di quest'ultimo affresco. Si tratta di un'evidente e generica allusione alle doti artistiche, scientifiche e al mecenatismo del committente, il quale, non ricoprendo ruoli politici, vuole fornire un'immagine rasserenante dell'aristocrazia del tempo, la quale mira a conservare i propri privilegi, glorificando e assoggettandosi allo stato di "pax" francese. Dal punto di vista compositivo, qui il giovane Piola porta a maturazione il suo linguaggio artistico, innestato sulla lezione romana - ricordiamo che è stato allievo del Maratta - e sulla libertà degli spazi inaugurata da Domenico Piola e Gregorio De Ferrari. Infatti, il salotto costituisce un modello di vivificazione dello spazio in termini di solenne nitore in cui la committenza deve riconoscersi e identificarsi in chiari termini di solenne grandiosità.