Link alla homepage logo musei di genova header

Impassibilità di Anassarco "Mediis tranquillus in undis"

Musei di Strada Nuova
Definizione bene (OGT)
OGTD:
dipinto
Identificazione (OGTV):
opera isolata
Autore (AUT)
AUTN:
Fiasella, Domenico detto il Sarzana
AUTA:
1589 - 1669
Titolo (SGTT)
Impassibilità di Anassarco
SGT
SGTI:
Mediis tranquillus in undis
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
PB 1385
INVC:
Palazzo Bianco
DTZ
DTZG:
sec. XVII
Cronologia (DT)
DTZS:
prima metà
DTSI:
1630
DTSV:
post
DTSF:
1635
DTSL:
ante
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
La complessa iconografia di questo dipinto di Domenico Fiasella si chiarisce attraverso il puntuale riferimento alle fonti coeve e attraverso la corretta interpretazione dell’iscrizione “Mediis tranquillus in undis” apposta sulla base della colonna che fa da sfondo al gruppo di personaggi sulla destra della composizione (C. Di Fabio in San Pietroburgo 2002-2003, p. 226-227). Protagonista e cardine della scena è la figura di anziano barbuto che pare del tutto impassibile, quasi estraneo, a ciò che succede intorno a lui: il profondo equilibrio che ne caratterizza l’atteggiamento pensoso e distaccato è sottolineato dalla bilancia che regge con la mano destra, i cui piatti sono perfettamente in asse tra loro. Le altre tre figure che gli stanno accanto paiono sollecitarlo a una presa di posizione nei confronti della tragedia che si svolge alle loro spalle: una città saccheggiata e in fiamme, con gli incendi alimentati dai venti che soffiano in cielo. Ancora, sulla sinistra, si rivolge a lui in tono autoritario un sovrano con scettro e corona, seduto su un trono dorato posato su un suppedaneo coperto da un magnifico tappeto orientale. La menzionata espressione “Mediis tranquillus in undis” (Tranquillo in mezzo alle onde) compare negli Emblemata Horatiana - raccolta di motti e sentenze attribuiti a Orazio pubblicata più volte nelle Fiandre nel corso del XVII secolo – con un commento seicentesco che pare una precisa descrizione dell’immagine fiasellesca: “Non per minaccie, o per irato volto/ Di spaventoso, e perfido Tiranno/ Non per grido o romor del volgo stolto,/ Non per tempesta, che li venti fanno/ Non per muro cadente, ò nembo sciolto/ si turba il giusto, ne patisce affanno./ Nulla il commove, in giusta lance pende/ E al ben oprar’, e al suo riposo attende” (Quinti Horatii Flacci Emblemata…, ed. Anversa 1612). A indurre a ritenere che il pittore conoscesse il volume citato è soprattutto la vicinanza della sua tela all’immagine incisa, a illustrazione del testo nordico, dal maestro fiammingo Otto van Veen (1556-1629): un modello preciso per il dipinto di Palazzo Bianco (C. Di Fabio in Berlino 2003-2004, pp. 98-101), per quanto la traduzione che Fiasella dà dell’iconografia proposta, pur seguita fedelmente nella struttura dell’immagine e in alcuni particolari dell’ambientazione e delle figure, sia complessivamente più composta, caratterizzata da una gestualità più pacata. Il naturalismo di Fiasella, mutuato su esempi caravaggeschi e dei toscani riformati, previlegia infatti immagini calibrate, di una drammaticità più controllata e meno esibita (scheda M. Priarone, in Turcherie. Suggestioni dell'arte ottomana a Genova, catalogo della mostra a cura di L. Pessa (2014-2015), Genova 2014, cat. 14 pp. 81-82).

Persona