L'opera è ricordata all'interno della chiesa dei SS. Giacomo e Filippo almeno dal 1648, dato che venne inclusa da Ridolfi tra le sue "Meraviglie dell'arte" (Ridolfi 1648, p. 308). Sappiamo di un primo disastroso tentativo di restauro, condotto sul dipinto in un momento imprecisato prima del 1847, grazie alla testimonianza di Alizeri, che nella sua "Guida artistica" criticò aspramente l'invasiva pulitura che si era portata via gran parte delle velature e delle "tinte più leggere" (Alizeri 1847, vol. II, parte II, p. 1048). Tuttavia, l'autore ne riconobbe comunque l'elevata qualità, poi ribadita da Jacobsen (Jacobsen in "Archivio Storico" 1911, p. 122), mentre un parere del tutto negativo venne espresso nel 1928 da Fiocco, che la giudicò addirittura "rozza" (Fiocco 1928, p. 192). Più recentemente, la monumentale tela è stata riconosciuta come il prototipo della copia oggi conservata alla Galleria Borghese di Roma.
In considerazione dell'elevato rigore stilistico e della maggiore sobrietà della composizione, il dipinto è stato collocato nella fase più tarda della produzione di Veronese, ancora successiva della "Pietà" di San Giuliano (1584) e della "Deposizione" di Ostuni, datata tra il 1581 e il 1584.
L'opera è ricordata all'interno della chiesa dei SS. Giacomo e Filippo almeno dal 1648, dato che venne inclusa da Ridolfi tra le sue "Meraviglie dell'arte" (Ridolfi 1648, p. 308). Sappiamo di un primo disastroso tentativo di restauro, condotto sul dipinto in un momento imprecisato prima del 1847, grazie alla testimonianza di Alizeri, che nella sua "Guida artistica" criticò aspramente l'invasiva pulitura che si era portata via gran parte delle velature e delle "tinte più leggere" (Alizeri 1847, vol. II, parte II, p. 1048). Tuttavia, l'autore ne riconobbe comunque l'elevata qualità, poi ribadita da Jacobsen (Jacobsen in "Archivio Storico" 1911, p. 122), mentre un parere del tutto negativo venne espresso nel 1928 da Fiocco, che la giudicò addirittura "rozza" (Fiocco 1928, p. 192). Più recentemente, la monumentale tela è stata riconosciuta come il prototipo della copia oggi conservata alla Galleria Borghese di Roma.
In considerazione dell'elevato rigore stilistico e della maggiore sobrietà della composizione, il dipinto è stato collocato nella fase più tarda della produzione di Veronese, ancora successiva della "Pietà" di San Giuliano (1584) e della "Deposizione" di Ostuni, datata tra il 1581 e il 1584.
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
DEPOSITO GOVERNATIVO
Nome (ACQN):
chiesa dei SS. Giacomo e Filippo
Data acquisizione (ACQD):
1892
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
Comune di Genova
Documentazione fotografica (FTA)
FTAX:
documentazione esistente
FTAP:
fotografia b-n
FTAN:
NEG A. 112/11
Citazione completa (BIL)
"Galleria di Palazzo Bianco" 1893-1896, p. 19, n. 40; Jacobsen in "Archivio Storico", II, 1896, p. 122; Grosso 1909, p. 67; Grosso 1910, p. 67; Jacobsen in "Rep. für Kunstw." 1911, pp. 211-212; Grosso 1912, p. 55; "Elenco" 1914, p. 7; Fiocco 1928, p. 192; Cavassa in "Emporium" 1929, p. 363; Grosso 1932, p. 145; Fiocco 1934, p. 113; Costa in "Genova" 1938, pp. 20, 22; "Galleria" 1950, p. 10; "Galleria" 1961, p. 10; Frabetti in "Emporium" 1964, p. 280; "Galleria" 1965, p. 10;
Citazione completa (BIL)
Citazione completa (BIL):
"Il restauro del Veronese" in "Genova" 1966, pp. 30-35; Marini 1968, n. 170; Pignatti 1976, n. 817