Il dipinto, realizzato per la chiesa della Merced Calzada di Siviglia, venne requisito dal maresciallo Soult nel 1810, durante l’occupazione francese della Spagna. Trasferita in seguito in Francia, la tela, dopo la morte del maresciallo, fu comprata da Raffaele De Ferrari, duca di Galliera nel 1852. Quest’opera, capolavoro firmato degli inizi della carriera di Murillo e databile intorno al 1645-50, propone una lettura attualizzata in chiave naturalistica e intimistica dell’episodio evangelico, rappresentando semplicemente un’umile famiglia di contadini in transito su un viottolo di campagna. La dimensione quotidiana in cui è tradotto l’episodio sacro è evidente nel credibilissimo ritratto del Gesù neonato e nell’abbigliamento dei personaggi, coerente a quello dei tempi dell’artista, eccetto che per il saio e il manto di san Giuseppe, più appropriati al clima sacro dell’episodio. Anche i gesti e gli atteggiamenti delle figure sembrano derivare dall’ambiente popolare coevo: l’artista è, dunque, riuscito a trasfondere felicemente lo spirito evangelico nel momento storico in cui è vissuto.
Maria e Giuseppe appaiono assorti e un pò preoccupati al pensiero del loro futuro destino, legato a quello del figlio ma, al tempo stesso, sono rassicurati dalla profonda fiducia che nutrono nella misericordia divina. Dolci luminescenze concorrono a infondere alla scena un delicato senso di poetica malinconia. (LANARO, 2010)
Il dipinto, realizzato per la chiesa della Merced Calzada di Siviglia, venne requisito dal maresciallo Soult nel 1810, durante l’occupazione francese della Spagna. Trasferita in seguito in Francia, la tela, dopo la morte del maresciallo, fu comprata da Raffaele De Ferrari, duca di Galliera nel 1852. Quest’opera, capolavoro firmato degli inizi della carriera di Murillo e databile intorno al 1645-50, propone una lettura attualizzata in chiave naturalistica e intimistica dell’episodio evangelico, rappresentando semplicemente un’umile famiglia di contadini in transito su un viottolo di campagna. La dimensione quotidiana in cui è tradotto l’episodio sacro è evidente nel credibilissimo ritratto del Gesù neonato e nell’abbigliamento dei personaggi, coerente a quello dei tempi dell’artista, eccetto che per il saio e il manto di san Giuseppe, più appropriati al clima sacro dell’episodio. Anche i gesti e gli atteggiamenti delle figure sembrano derivare dall’ambiente popolare coevo: l’artista è, dunque, riuscito a trasfondere felicemente lo spirito evangelico nel momento storico in cui è vissuto.
Maria e Giuseppe appaiono assorti e un pò preoccupati al pensiero del loro futuro destino, legato a quello del figlio ma, al tempo stesso, sono rassicurati dalla profonda fiducia che nutrono nella misericordia divina. Dolci luminescenze concorrono a infondere alla scena un delicato senso di poetica malinconia. (LANARO, 2010)