L'opera costituisce una delle numerose copie e derivazioni della "Madonna del velo" di Raffaello, detta anche erroneamente "Madonna di Loreto", realizzata dall'artista all'inizio dei suoi anni romani (1509-1510) per la chiesa di Santa Maria del Popolo, e oggi conservata al Musée Condé di Chantilly. Il dipinto di Palazzo Bianco presenta, oltre a identiche dimensioni e ad una tavolozza molto fedele all'originale, anche specifiche varianti rispetto al prototipo, come l'assenza del velo sul capo della Vergine e la diversa disposizione delle sue ciocche di capelli, che permettono di collocarlo all'interno di un gruppo omogeneo di derivazioni. Inoltre, alcuni dati tecnico-stilistici, come il legno di quercia usato per il supporto e il tratto del disegno preparatorio sottostante la pellicola pittorica, sembrano confermare il generale carattere nordico del dipinto, probabilmente opera di un maestro romanista fiammingo della prima metà del Cinquecento, non lontano da Peeter de Kempeneer, attivo a Roma dal 1527 circa e autore di copie da originali raffaelleschi. (GALASSI 2003, pp. 160-163)
L'opera costituisce una delle numerose copie e derivazioni della "Madonna del velo" di Raffaello, detta anche erroneamente "Madonna di Loreto", realizzata dall'artista all'inizio dei suoi anni romani (1509-1510) per la chiesa di Santa Maria del Popolo, e oggi conservata al Musée Condé di Chantilly. Il dipinto di Palazzo Bianco presenta, oltre a identiche dimensioni e ad una tavolozza molto fedele all'originale, anche specifiche varianti rispetto al prototipo, come l'assenza del velo sul capo della Vergine e la diversa disposizione delle sue ciocche di capelli, che permettono di collocarlo all'interno di un gruppo omogeneo di derivazioni. Inoltre, alcuni dati tecnico-stilistici, come il legno di quercia usato per il supporto e il tratto del disegno preparatorio sottostante la pellicola pittorica, sembrano confermare il generale carattere nordico del dipinto, probabilmente opera di un maestro romanista fiammingo della prima metà del Cinquecento, non lontano da Peeter de Kempeneer, attivo a Roma dal 1527 circa e autore di copie da originali raffaelleschi. (GALASSI 2003, pp. 160-163)
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
legato
Nome (ACQN):
G. B. Assarotti
Data acquisizione (ACQD):
1875
Luogo acquisizione (ACQL):
Genova
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
Comune di Genova
Documentazione fotografica (FTA)
FTAX:
documentazione esistente
FTAP:
fotografia b-n
FTAN:
A. 65/6
Citazione completa (BIL)
Grosso "Catalogo" 1912, p. 80; Py in "La Madonne de Lorette" 1979, p. 31; Boggero in "Raffaello" 1983, p. 111; Collobi Ragghianti "Dipinti fiamminghi" 1990, p. 233; Tagliaferro "Il dipinto" 1991, p. 46; Tagliaferro, Di Fabio "La Galleria" 1991, p. 53; Di Fabio "La Galleria" 1992, pp. 45-46; Galassi in "Primitivi fiamminghi" 2003, pp. 160-163