Personaggi: Vertumno, Pomona. Figure: amorino. Abbigliamento: veste, scialle sul capo; drappo che copre le gambe. Attributi: falce; arco e freccia.
Titolo (SGTT)
Vertumno e Pomona
SGT
SGTI:
Vertumno e Pomona
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
PB 2588
DTZ
DTZG:
sec. XVII
Cronologia (DT)
DTZS:
prima metà
DTM:
bibliografia
DTSI:
1601
DTSV:
post
DTSF:
1650
DTSL:
ante
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
Entrato nelle raccolte civiche di Genova nel 1959 per effetto del legato del marchese Ambrogio Doria, il dipinto è attestato nella collezione della casata già a partire dalla seconda metà degli anni Trenta del XVIII secolo, anni cui dovrebbe credibilmente riferirsi un documento manoscritto dell’Archivio Storico del Comune di Genova che, elencando 400 dipinti di assoluto pregio presenti in quel momento in città, divisi per autori e con l’indicazione dei singoli proprietari d’allora, menziona per l'appunto tra le opere di “Antonio Vandich” una “Favola di Pomona da Giorgio Doria [1663-1746]” (Ristretto di differenti quadri..., in Migliorini 1997-1999, p. 218, nota 120 p. 228; Boccardo 2002, pp. 232-236; sulla collezione Doria da ultimo Marengo, Orlando 2018). Per quel che riguarda la sua provenienza precedente, invece, è giustamente accreditata la proposta di Boccardo di riconoscerla nella tela di ugual soggetto menzionata negli inventari della ricchissima collezione di Gaspar de Haro y Guzmán, settimo marchese del Carpio, stesi a Madrid nel 1689, dove l’opera appare descritta in termini tali da lasciare pochi dubbi sulla sua identificazione (Bulke, Cherry 1997, I, p. 837 n. 125; Boccardo 2002, p. 239 nota 46) per quanto vi sia una discrepanza di misure, che risulterebbero maggiori. Dai dati disponibili sulla raccolta del marchese del Carpio la critica ha supposto che le indicazioni dimensionali del suo inventario tenessero in conto anche le cornici, ma si ritiene comunque che il quadro abbia nel tempo subito una decurtazione, in particolare nel senso della larghezza (Boccardo 2002, p. 232 e nota 50; P. Boccardo, A. Orlando 2018), ipotesi che la stessa osservazione dell’opera pare suggerire.
Il pittore vi rappresenta l’episodio, tratto dalle Metamorfosi di Ovidio (XIV, 610-697), della splendida ninfa Pomona, dedita solo alla cura del suo giardino e avversa a ogni pretendente, che si lascia ingannare e incantare da Vertumno, il dio che, governando il succedersi delle stagioni, aveva il potere di cambiare aspetto: tramutato in una vecchia dal carattere gentile, riesce infatti ad avvicinarsi alla ninfa e a parlarle d’amore, per poi riprendere le proprie sembianze e, complice Cupido, conquistarne le grazie. Il dipinto raffigura dunque un’anomala scena di seduzione, in cui Van Dyck riesce però a profondere la dolcezza del risveglio amoroso, espressa dal corpo morbido di Pomona e dai gesti sensuali dei due. Citata dalle fonti come “tema mitologico di Wandik” (Alizeri 1875, II, p. 447) e interpretata come Giove e Cerere a partire da Suida (1906, p. 166), la tela è riconosciuta correttamente nella sua iconografia da Vey (1962).
L’influsso veneto, evidente nella scelta delle tinte - il rosso del manto di Pomona -, nella luminosità che modella i corpi attraverso graduali e sottili cambiamenti di tono negli incarnati, oltre che nella chiara ripresa di composizioni note di Tiziano, come le varie versioni della Danae che Van Dyck certamente aveva ammirato nelle redazioni per i Farnese e per Gio. Carlo Doria, è sottolineato dalla critica già a partire da Millar (1955) e Lee (1963), fino agli studi più recenti di Barnes (in Anthony van Dyck…, 1990, cat. 39; in Van Dyck…, 1997, cat. 65) e di Boccardo e Orlando (in Van Dyck…, 2018, cat. I.8).
D’altra parte non pare impropria la vicinanza rilevata già da Morassi nel 1947 (Mostra della pittura…, 1947, cat. 24) tra la figura di Vertumno e quella del venditore ammantano e di profilo posta in primo piano nella Presentazione della Vergine al Tempio di Tiziano alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, ed è utile a questo proposito il richiamo fatto da Boccardo e Orlando alla presenza di numerose prove del cadorino, tra originali e copie, nella casa anversana di Van Dyck, anche dopo il suo rientro in patria (in Van Dyck…2018, cat. I.8). La suggestione dal pittore veneto proseguì dunque nel tempo e proprio Boccardo e Orlando (ibidem), confortati da questo dato, posticipano ormai con convinzione la datazione dell’opera - collocata precedentemente dalla critica al periodo genovese di Van Dyck a motivo della presenza del quadro già in antico in città (cfr. ancora in Barnes 2004, cat. II.22) - a dopo il ritorno in patria del maestro, trovando in particolare somiglianze con tele di ricordo veneto dei primi anni ‘30 (già Boccardo 2002, p. 236), come il Rinaldo e Armida di Baltimora - in cui il puttino sulla destra è molto vicino al Cupido del Vertumno e Pomona - e l’Amarilli e Mirtillo dell’École nationale supériore des beaux-arts di Parigi, in cui peraltro la figura femminile in primo piano porta lo stesso bracciale di Pomona.
Acquista a questo punto particolare significato l’intuizione di Orlando che già nel 1996 aveva messo in dubbio per ragioni stilistiche la possibilità di riconoscere in Jan Roos, collaboratore di Van Dyck a Genova e specialista in nature morte, l’autore dei bei frutti in primo piano (Orlando 1996, nota 61). Priarone M. in "Van Dyck pittore di corte" Torino 2018 p. 230
Altre localizzazioni geografico-amministrative (LA)
PRVP:
GE
PRVC:
GENOVA
PRCD:
PALAZZO DORIA DI MONTALDEO
PRCM:
COLLEZIONE PRIVATA DORIA
PRDI:
1846
PRCT:
Palazzo
PRCQ:
gentilizio
TCL:
luogo di provenienza
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
PB 2588
DTZ
DTZG:
sec. XVII
Cronologia (DT)
DTZS:
prima metà
DTM:
bibliografia
DTSI:
1601
DTSV:
post
DTSF:
1650
DTSL:
ante
Autore (AUT)
AUTR:
esecutore
AUTM:
bibliografia
AUTN:
Van Dyck, Antoon
AUTA:
1599 - 1641
MTC
MTC:
olio su tela
Misure (MIS)
MISU:
cm
MISA:
142
MISL:
197,5
Stato di conservazione (STC)
Stato di conservazione (STCC):
buono
Restauri (RST)
RSTD:
1960
RSTN:
P. Rubinacci
RSTD:
1991
RSTN:
F. Carboni
RSTD:
1996
RSTN:
M. B. Cambiaso
RSTD:
2003
RSTN:
C. Bonavera
DES
DESS:
Personaggi: Vertumno, Pomona. Figure: amorino. Abbigliamento: veste, scialle sul capo; drappo che copre le gambe. Attributi: falce; arco e freccia.
Notizie storico-critiche (NSC)
Entrato nelle raccolte civiche di Genova nel 1959 per effetto del legato del marchese Ambrogio Doria, il dipinto è attestato nella collezione della casata già a partire dalla seconda metà degli anni Trenta del XVIII secolo, anni cui dovrebbe credibilmente riferirsi un documento manoscritto dell’Archivio Storico del Comune di Genova che, elencando 400 dipinti di assoluto pregio presenti in quel momento in città, divisi per autori e con l’indicazione dei singoli proprietari d’allora, menziona per l'appunto tra le opere di “Antonio Vandich” una “Favola di Pomona da Giorgio Doria [1663-1746]” (Ristretto di differenti quadri..., in Migliorini 1997-1999, p. 218, nota 120 p. 228; Boccardo 2002, pp. 232-236; sulla collezione Doria da ultimo Marengo, Orlando 2018). Per quel che riguarda la sua provenienza precedente, invece, è giustamente accreditata la proposta di Boccardo di riconoscerla nella tela di ugual soggetto menzionata negli inventari della ricchissima collezione di Gaspar de Haro y Guzmán, settimo marchese del Carpio, stesi a Madrid nel 1689, dove l’opera appare descritta in termini tali da lasciare pochi dubbi sulla sua identificazione (Bulke, Cherry 1997, I, p. 837 n. 125; Boccardo 2002, p. 239 nota 46) per quanto vi sia una discrepanza di misure, che risulterebbero maggiori. Dai dati disponibili sulla raccolta del marchese del Carpio la critica ha supposto che le indicazioni dimensionali del suo inventario tenessero in conto anche le cornici, ma si ritiene comunque che il quadro abbia nel tempo subito una decurtazione, in particolare nel senso della larghezza (Boccardo 2002, p. 232 e nota 50; P. Boccardo, A. Orlando 2018), ipotesi che la stessa osservazione dell’opera pare suggerire.
Il pittore vi rappresenta l’episodio, tratto dalle Metamorfosi di Ovidio (XIV, 610-697), della splendida ninfa Pomona, dedita solo alla cura del suo giardino e avversa a ogni pretendente, che si lascia ingannare e incantare da Vertumno, il dio che, governando il succedersi delle stagioni, aveva il potere di cambiare aspetto: tramutato in una vecchia dal carattere gentile, riesce infatti ad avvicinarsi alla ninfa e a parlarle d’amore, per poi riprendere le proprie sembianze e, complice Cupido, conquistarne le grazie. Il dipinto raffigura dunque un’anomala scena di seduzione, in cui Van Dyck riesce però a profondere la dolcezza del risveglio amoroso, espressa dal corpo morbido di Pomona e dai gesti sensuali dei due. Citata dalle fonti come “tema mitologico di Wandik” (Alizeri 1875, II, p. 447) e interpretata come Giove e Cerere a partire da Suida (1906, p. 166), la tela è riconosciuta correttamente nella sua iconografia da Vey (1962).
L’influsso veneto, evidente nella scelta delle tinte - il rosso del manto di Pomona -, nella luminosità che modella i corpi attraverso graduali e sottili cambiamenti di tono negli incarnati, oltre che nella chiara ripresa di composizioni note di Tiziano, come le varie versioni della Danae che Van Dyck certamente aveva ammirato nelle redazioni per i Farnese e per Gio. Carlo Doria, è sottolineato dalla critica già a partire da Millar (1955) e Lee (1963), fino agli studi più recenti di Barnes (in Anthony van Dyck…, 1990, cat. 39; in Van Dyck…, 1997, cat. 65) e di Boccardo e Orlando (in Van Dyck…, 2018, cat. I.8).
D’altra parte non pare impropria la vicinanza rilevata già da Morassi nel 1947 (Mostra della pittura…, 1947, cat. 24) tra la figura di Vertumno e quella del venditore ammantano e di profilo posta in primo piano nella Presentazione della Vergine al Tempio di Tiziano alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, ed è utile a questo proposito il richiamo fatto da Boccardo e Orlando alla presenza di numerose prove del cadorino, tra originali e copie, nella casa anversana di Van Dyck, anche dopo il suo rientro in patria (in Van Dyck…2018, cat. I.8). La suggestione dal pittore veneto proseguì dunque nel tempo e proprio Boccardo e Orlando (ibidem), confortati da questo dato, posticipano ormai con convinzione la datazione dell’opera - collocata precedentemente dalla critica al periodo genovese di Van Dyck a motivo della presenza del quadro già in antico in città (cfr. ancora in Barnes 2004, cat. II.22) - a dopo il ritorno in patria del maestro, trovando in particolare somiglianze con tele di ricordo veneto dei primi anni ‘30 (già Boccardo 2002, p. 236), come il Rinaldo e Armida di Baltimora - in cui il puttino sulla destra è molto vicino al Cupido del Vertumno e Pomona - e l’Amarilli e Mirtillo dell’École nationale supériore des beaux-arts di Parigi, in cui peraltro la figura femminile in primo piano porta lo stesso bracciale di Pomona.
Acquista a questo punto particolare significato l’intuizione di Orlando che già nel 1996 aveva messo in dubbio per ragioni stilistiche la possibilità di riconoscere in Jan Roos, collaboratore di Van Dyck a Genova e specialista in nature morte, l’autore dei bei frutti in primo piano (Orlando 1996, nota 61). Priarone M. in "Van Dyck pittore di corte" Torino 2018 p. 230
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
legato
Nome (ACQN):
Marchese Ambrogio Doria in memoria del fratello Gu
Data acquisizione (ACQD):
1959
Luogo acquisizione (ACQL):
Genova
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
Comune di Genova
NVC
NVCT:
DM
Documentazione fotografica (FTA)
FTAX:
documentazione allegata
FTAP:
diapositiva b-n
FTAN:
004731
FTAX:
documentazione esistente
FTAN:
24355/59
Bibliografia (BIB)
BIBX:
bibliografia specifica
BIBA:
Alizeri F.
BIBD:
1846 - 47
BIBN:
II, p. 447
BIBX:
bibliografia specifica
BIBA:
Suida W.
BIBD:
1906
BIBN:
p. 166
BIBX:
bibliografia specifica
BIBA:
Morassi A. (a cura di)
BIBD:
1947
BIBN:
n. 24
BIBX:
bibliografia specifica
BIBA:
Millar O.
BIBD:
1955
BIBN:
n. 97, P. 314
BIBX:
bibliografia specifica
BIBA:
Vey H.
BIBD:
1962
BIBN:
p. 182
BIBX:
bibliografia specifica
BIBA:
Lee R. W.
BIBD:
1963
BIBX:
bibliografia specifica
BIBA:
Damm M. M.
BIBD:
1966
BIBN:
n. 62
BIBX:
bibliografia specifica
BIBA:
Barnes S. J.
BIBD:
1986
BIBN:
pp. 46-47,179-180
BIBX:
bibliografia specifica
BIBA:
Barnes S. J.
BIBD:
1990
BIBN:
n. 39
BIBX:
bibliografia specifica
BIBA:
Barnes S. J.
BIBD:
1997
BIBN:
p. 316, n. 65
Citazione completa (BIL)
Titolo: Guida artistica per la città di Genova (Genova) / Alizeri F.
Citazione completa (BIL)
Citazione completa (BIL):
Titolo: Genua (Leipzig) / Suida W.
Citazione completa (BIL):
Titolo: In "Mostra della pittura del Seicento e del SEttecento in Liguria", catalogo (Genova) / Morassi A. (a cura di)
Citazione completa (BIL):
Titolo: In "Cento opere di Van Dyck", catalogo della mostra (Genova)
Citazione completa (BIL):
Titolo: Van Dyck at Genoa / Millar O.
Citazione completa (BIL):
Titolo: Eine Satyrszene Von Van Dyck / Vey H.
Citazione completa (BIL):
Titolo: Van Dyck, Tasso and the antique / Lee R. W.
Citazione completa (BIL):
Titolo: Van Dyck's Mythological Paintings (University of Michigan) / Damm M. M.
Citazione completa (BIL):
Titolo: In"Van Dyck in England", Catalogo della mostra (Londra)
Citazione completa (BIL):
Titolo: Van Dyck in Italy (New York University) / Barnes S. J.
Citazione completa (BIL):
Titolo: In "Anthony Van Dyck", catalogo della mostra (Washington) / Barnes S. J.
Citazione completa (BIL):
Titolo: In "Van Dyck a Genova", catalogo della mostra (Genova) / Barnes S. J.
Mostre (MST)
MSTT:
Mostra della pittura del Seicento e del Settecento in Liguria