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Il porto di Genova nella metà del XVII secolo

Galata Museo del Mare
OGT
OGTD:
dipinto
Autore (AUT)
AUTS:
attribuito
AUTM:
documentazione
AUTN:
Costanzo, G. Battista
AUTA:
notizie dal 1628
AUTH:
00000512
Indicazioni sull'oggetto (DESO)
Tela rettangolare dipinta ad olio
DES
DESS:
veduta: Genova: porto
SGT
SGTI:
porto di Genova
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
3515
INVD:
25/6/2019
Cronologia (DT)
DTM:
analisi iconografica
DTSI:
1640
DTSV:
post
DTSF:
1660
DTSL:
ante
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
Nella seconda metà del Seicento, dopo la realizzazione del Molo Nuovo, reso necessario per proteggere il bacino portuale dal vento di Libeccio – responsabile di mareggiate, naufragi e danneggiamenti alle strutture stesse dello scalo genovese - si era andato affermando un timore presso i Padri del Comune: il molo - impedendo il moto ondoso – avrebbe contribuito all’insabbiamento del porto, determinando di conseguenza il pericolo d'incagli la necessità di costosi lavori di scavo dei fondali.

Gio. Batta Baliano, subentrato ad Ansaldo De Mari - il progettista del Molo Nuovo - dimostrò, con una campagna di scandagli eseguita nel 1655, che il temuto pericolo dell'insabbiamento non si era verificato e in diversi punti del porto l'innalzamento dei fondali era stato minimo.

Il dipinto in oggetto fu realizzato nell’ambito di quella campagna da Gio. Batta Costanzo, che lavorò con il Baliano nel ruolo di "architetto" dei Padri del Comune.

Costanzo sceglie una veduta prospettica del porto, ripresa "a volo d'uccello" come ormai era consuetudine. Costanzo non riprende tutta la città, che praticamente scompare in un indefinito; ma raffigura, con molta accuratezza il profilo dei moli e degli edifici che si affacciano sul bacino, oltre che alla cerchia delle Muragliette, le fortificazioni realizzate alla radice dei moli per difendere la città dal mare, realizzate nella seconda metà del XVI secolo.

Individuati su queste strutture una trentina di "punti notevoli", Costanzo li unisce formando una "raggiera" che copre le acque del porto, una sorta di "telaio" su cui riportare ad intervalli regolari (120 palmi genovesi=15 metri circa) le profondità scandagliate.