La società di navigazione «La Veloce» si formò nel 1884 ed era all’epoca la sola con capitale interamente italiano, o meglio genovese: ne possedevano quote armatori come Matteo Bruzzo – azionista di maggioranza - i fratelli Lavarello, Edilio Raggio, il marchese Durazzo Pallavicini.
I colori sociali delle navi erano grigio cenere per lo scafo, fumaiolo giallo vivo con stella rossa, tughe color mogano. Per circa 40 anni «La Veloce» gestì – seppure con l’apporto di capitali esteri – le linee per il sudamerica, in alcuni momenti incontrastata.
Il «Savoia», il cui nome venne scelto a seguito di autorizzazione sovrana, fu la prima unità celere di lusso fatta costruire da «La Veloce», usa a procedere ad acquisti di seconda mano sul mercato estero.
I piani della nave furono opera del Garelli, allora direttore del cantiere Odero alla Foce (Genova), ove venne impostato lo scafo. I lavori iniziati nel maggio 1896 vennero condotti a termine in sedici mesi e la nave varata il 26 settembre 1897 in uno splendido augurale mattino di sole.
La stazza lorda era di 5082 e la netta di 2666 tonnellate. Lo scafo era lungo 127 metri e largo 13,84. Le macchine a triplice dalla forza di seimila cavalli azionavano due eliche imprimendo alla nave una velocità leggermente superiore alle 17 miglia orarie.
Notevoli per il tempo le istallazioni passeggeri. La prima classe, capace di 80 posti, era situata al centro della nave e disponeva di un ampio salone da pranzo. di sala di musica e da fumo, saletta per signore. La seconda classe, situata a poppa, era capace di 40 posti. A prora i cameroni potevano ospitare ottocento emigranti. In tutta la nave erano stati, per la prima volta in mare, istallati i radiatori tipo Koerting ed anche grue elettriche.
Il viaggio inagurale da Genova per Barcellona, Las Palmas, Montevideo e Buenos Aires su portato a termine in 18 giorni, impiegandone 21 in ritorno, a causa degli scali al Brasile.
Dopo tre anni di servizio la nave venne inviata in un cantiere di New Castle on Tyne e lo scafo allungato di 26 metri, il che ne aumentò la portata ma le diede un aspetto ancora più appiattito e reso sgraziato dal fumaiolo ancora più a poppavia.
Seguirono anni di onorato servizio senza incidenti di rilievo, interrotti solo dal periodo bellico durante il quale servì per trasporti di truppe in Albania e nave appoggio. Dopo la fine delle ostilità rimase lungamente in disarmo a Genova, navigando ben poco, sino al definitivo disarmo nell'autunno del 1923. Un anno dopo cessava di esistere anche «La Veloce», assorbita dalla NGI che ne deteneva il controllo già da inizio secolo.
La società di navigazione «La Veloce» si formò nel 1884 ed era all’epoca la sola con capitale interamente italiano, o meglio genovese: ne possedevano quote armatori come Matteo Bruzzo – azionista di maggioranza - i fratelli Lavarello, Edilio Raggio, il marchese Durazzo Pallavicini.
I colori sociali delle navi erano grigio cenere per lo scafo, fumaiolo giallo vivo con stella rossa, tughe color mogano. Per circa 40 anni «La Veloce» gestì – seppure con l’apporto di capitali esteri – le linee per il sudamerica, in alcuni momenti incontrastata.
Il «Savoia», il cui nome venne scelto a seguito di autorizzazione sovrana, fu la prima unità celere di lusso fatta costruire da «La Veloce», usa a procedere ad acquisti di seconda mano sul mercato estero.
I piani della nave furono opera del Garelli, allora direttore del cantiere Odero alla Foce (Genova), ove venne impostato lo scafo. I lavori iniziati nel maggio 1896 vennero condotti a termine in sedici mesi e la nave varata il 26 settembre 1897 in uno splendido augurale mattino di sole.
La stazza lorda era di 5082 e la netta di 2666 tonnellate. Lo scafo era lungo 127 metri e largo 13,84. Le macchine a triplice dalla forza di seimila cavalli azionavano due eliche imprimendo alla nave una velocità leggermente superiore alle 17 miglia orarie.
Notevoli per il tempo le istallazioni passeggeri. La prima classe, capace di 80 posti, era situata al centro della nave e disponeva di un ampio salone da pranzo. di sala di musica e da fumo, saletta per signore. La seconda classe, situata a poppa, era capace di 40 posti. A prora i cameroni potevano ospitare ottocento emigranti. In tutta la nave erano stati, per la prima volta in mare, istallati i radiatori tipo Koerting ed anche grue elettriche.
Il viaggio inagurale da Genova per Barcellona, Las Palmas, Montevideo e Buenos Aires su portato a termine in 18 giorni, impiegandone 21 in ritorno, a causa degli scali al Brasile.
Dopo tre anni di servizio la nave venne inviata in un cantiere di New Castle on Tyne e lo scafo allungato di 26 metri, il che ne aumentò la portata ma le diede un aspetto ancora più appiattito e reso sgraziato dal fumaiolo ancora più a poppavia.
Seguirono anni di onorato servizio senza incidenti di rilievo, interrotti solo dal periodo bellico durante il quale servì per trasporti di truppe in Albania e nave appoggio. Dopo la fine delle ostilità rimase lungamente in disarmo a Genova, navigando ben poco, sino al definitivo disarmo nell'autunno del 1923. Un anno dopo cessava di esistere anche «La Veloce», assorbita dalla NGI che ne deteneva il controllo già da inizio secolo.
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
donazione
Nome (ACQN):
Soc. Odero-Terni-Orlando
Data acquisizione (ACQD):
15/11/1940
Citazione completa (BIL)
Gropallo Tomaso, Navi a vapore ed armamenti italiani dal 1818 ai giorni nostri, Borgo San Dalmazzo (CN), 1958, pp. 231-32