In età moderna le aristocrazie europee gareggiavano in sfarzo
e lusso. La magnificenza faceva parte del linguaggio simbolico
dell’epoca: indicava ricchezza e potere, con lo scopo di
impressionare il popolo e acquisirne il consenso.
Le loro navi da guerra non ne erano esenti. Soprattutto la poppa
era una vera galleria d’arte galleggiante. Statue e decorazioni
intagliate nel legno rappresentavano gli stemmi araldici e il
motto della casata, e poi cherubini, giovani fanciulle, animali,
festoni di frutta e fiori simboli di prosperità e pace. Il tutto era
infine dipinto in colori intensi e chiari a formare un apparato
sfavillante destinato più a meravigliare i sudditi che a spaventare
i nemici.
L’arte della scultura in legno era diffusa tra il XVI e il XVIII
secolo in innumerevoli botteghe diffuse su tutto il territorio
della Repubblica e ampiamente esportata all’estero.
Varie professionalità specializzate – supportate da generici
falegnami (i bancalari) – collaboravano alla realizzazione delle
decorazioni poppiere di galee e vascelli: scultori come Filippo
Santacroce, intagliatori come Gaspare Forlani e Matteo Castellino,
per finire con i decoratori come Agostino Calvi e i figli Lazzaro e Pantaleo. Non di rado si trattava di artisti forestieri, la cui
“genovesità” era di adozione, esempio di una politica inclusiva
che aveva reso grande la Repubblica.
In età moderna le aristocrazie europee gareggiavano in sfarzo
e lusso. La magnificenza faceva parte del linguaggio simbolico
dell’epoca: indicava ricchezza e potere, con lo scopo di
impressionare il popolo e acquisirne il consenso.
Le loro navi da guerra non ne erano esenti. Soprattutto la poppa
era una vera galleria d’arte galleggiante. Statue e decorazioni
intagliate nel legno rappresentavano gli stemmi araldici e il
motto della casata, e poi cherubini, giovani fanciulle, animali,
festoni di frutta e fiori simboli di prosperità e pace. Il tutto era
infine dipinto in colori intensi e chiari a formare un apparato
sfavillante destinato più a meravigliare i sudditi che a spaventare
i nemici.
L’arte della scultura in legno era diffusa tra il XVI e il XVIII
secolo in innumerevoli botteghe diffuse su tutto il territorio
della Repubblica e ampiamente esportata all’estero.
Varie professionalità specializzate – supportate da generici
falegnami (i bancalari) – collaboravano alla realizzazione delle
decorazioni poppiere di galee e vascelli: scultori come Filippo
Santacroce, intagliatori come Gaspare Forlani e Matteo Castellino,
per finire con i decoratori come Agostino Calvi e i figli Lazzaro e Pantaleo. Non di rado si trattava di artisti forestieri, la cui
“genovesità” era di adozione, esempio di una politica inclusiva
che aveva reso grande la Repubblica.