Tra i dipinti attribuiti ad Agostino Tassi o ai membri della sua cerchia come Filippo Napoletano e Gio. Battista Primi, questo è certamente di grande interesse: la scena, con una fortezza a sinistra, che sorveglia un grande canale che lambisce un territorio di colline e montagne, sembra fare meno riferimento al contesto livornese di altre vedute.
Il vero soggetto del quadro è la costruzione navale, in particolare la costruzione di un grande galeone giunto ormai all'elevazione delle sovrastrutture. Il soggetto della costruzione navale è sempre, nel Tassi, uno degli elementi distintivi, ma in questo caso è particolarmente ricca di dettagli che trovano, peraltro, conferma nelle modalità della costruzione navale che noi
conosciamo: i tacchi in quercia su cui posa la chiglia; i lunghi pali che impediscono alla nave in equilibrio di rovesciarsi; le due rampe inclinate che permettono di salire a bordo, anche con oggetti particolarmente pesanti e voluminosi; la “capra”, formata da due lunghi tronchi che vengono utilizzati come una rudimentale gru e che al termine della costruzione serviranno per incastrare nella scassa gli alberi della nave.
Una galea e un galeone appaiono ormeggiate appena al largo; è l’ultima fase della costruzione: terminato il nudo scafo, veniva varato e quindi portato a termine l’allestimento interno.
Tra i dipinti attribuiti ad Agostino Tassi o ai membri della sua cerchia come Filippo Napoletano e Gio. Battista Primi, questo è certamente di grande interesse: la scena, con una fortezza a sinistra, che sorveglia un grande canale che lambisce un territorio di colline e montagne, sembra fare meno riferimento al contesto livornese di altre vedute.
Il vero soggetto del quadro è la costruzione navale, in particolare la costruzione di un grande galeone giunto ormai all'elevazione delle sovrastrutture. Il soggetto della costruzione navale è sempre, nel Tassi, uno degli elementi distintivi, ma in questo caso è particolarmente ricca di dettagli che trovano, peraltro, conferma nelle modalità della costruzione navale che noi
conosciamo: i tacchi in quercia su cui posa la chiglia; i lunghi pali che impediscono alla nave in equilibrio di rovesciarsi; le due rampe inclinate che permettono di salire a bordo, anche con oggetti particolarmente pesanti e voluminosi; la “capra”, formata da due lunghi tronchi che vengono utilizzati come una rudimentale gru e che al termine della costruzione serviranno per incastrare nella scassa gli alberi della nave.
Una galea e un galeone appaiono ormeggiate appena al largo; è l’ultima fase della costruzione: terminato il nudo scafo, veniva varato e quindi portato a termine l’allestimento interno.
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
donazione
Nome (ACQN):
Ditta Calcagno e Guastavino
Data acquisizione (ACQD):
1923
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
COMUNE DI GENOVA
Indirizzo (CDGI):
Via G. Garibaldi, 9
Documentazione fotografica (FTA)
FTAP:
fotografia digitale
FTAN:
027178
Mostre (MST)
MSTT:
ORAZIO, ARTEMISIA E GENOVA
La diffusione del caravaggismo nella Superba