“Barca” è un ennesimo modo per definire il brigantino a palo: certamente è quello più fedele al termine originale inglese bark, e come tale passa con l’andare degli anni anche nel gergo marinaro ligure. Il Fortuna è una splendida imbarcazione di 444 tonnellate di portata, costruito a Savona e armato dai Fratelli Gattorno, di cui il capitano Angelo Pitto è uno migliori comandanti.
Il dipinto mostra il bastimento completamente invelato, con una randa per ciascun albero e vele di strallo. Un particolare ci permette di entrare negli usi dei capitani liguri nel corso della navigazione. Come si può notare, la nave, oltre a tutte le vele di una situazione normale, inferisce due coltellacci (erano vele laterali alle gabbie, sorrette da pennoni aggiuntivi; le vele laterali ai trevi, invece, venivano chiamati scopamari): queste non sono messe ad entrambi i lati delle gabbie, ma solo sul lato di sopravvento. L’osservazione è interessante perché - sia i capitani nordici, sia quelli della Regia Marina - quando decidevano di issare i coltellacci (di solito con vento debole o calma di vento), li ponevano a entrambi i lati della vela. Da che cosa poteva essere originato questo comportamento? Forse dalla necessità di non togliere vento alle vele che stavano davanti: si noterà, in effetti, che i coltellacci di maestra e trinchetto sono sfalsati tra loro…
“Barca” è un ennesimo modo per definire il brigantino a palo: certamente è quello più fedele al termine originale inglese bark, e come tale passa con l’andare degli anni anche nel gergo marinaro ligure. Il Fortuna è una splendida imbarcazione di 444 tonnellate di portata, costruito a Savona e armato dai Fratelli Gattorno, di cui il capitano Angelo Pitto è uno migliori comandanti.
Il dipinto mostra il bastimento completamente invelato, con una randa per ciascun albero e vele di strallo. Un particolare ci permette di entrare negli usi dei capitani liguri nel corso della navigazione. Come si può notare, la nave, oltre a tutte le vele di una situazione normale, inferisce due coltellacci (erano vele laterali alle gabbie, sorrette da pennoni aggiuntivi; le vele laterali ai trevi, invece, venivano chiamati scopamari): queste non sono messe ad entrambi i lati delle gabbie, ma solo sul lato di sopravvento. L’osservazione è interessante perché - sia i capitani nordici, sia quelli della Regia Marina - quando decidevano di issare i coltellacci (di solito con vento debole o calma di vento), li ponevano a entrambi i lati della vela. Da che cosa poteva essere originato questo comportamento? Forse dalla necessità di non togliere vento alle vele che stavano davanti: si noterà, in effetti, che i coltellacci di maestra e trinchetto sono sfalsati tra loro…