A Genova l'artista rivolse la sua attenzione prima alla Raffineria in Val Polcevera, che diventa soggetto di numerose opere realizzate arrampicandosi alla mattina sulla collina antistante il complesso industriale. Successivamente chiede e ottiene l'autorizzazione a dipingere all'interno del complesso siderurgico di Cornigliano.
Enrico Valente descrive così la pittura di Ravera Oneto tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta: "Sul finire degli anni '50 nacque in lei (Raver un amore nuovo, che sostituiva quello per i teneri olivi della Riviera Ligure, per le raffinerie sulla collina di San Quirico in Valpolcevera. Ebbe un grande successo la sua mostra personale del 1963. Piacque molto quel misto tra romantica vallata e aggressione industriale. Il soggetto divenne poi l'Italsider e fu un crescendo, il concretizzarsi di uno stile, una consapevolezza maggiore, anche sociale, testimoniata da mostre in tutta Italia e all'estero. Con il paesaggio industriale, negli anni '60, l'artista si cimentò nel ritrarre laboratori scientifici e sale operatorie: un altro ambiente del lavoro umano che parlava di una luce perenne di solidarietà e coraggio. La sua forza espressiva si accentuò, la sua luce si fece siderea, gli strumenti in grado di salvare le vite umane sono visti come oggetti di fantascienza spesso immersi nel gelo asettico." (da "La pittrice dei contrasti cromatici", In Genova , anno 2 n.11, novembre 2003)
A Genova l'artista rivolse la sua attenzione prima alla Raffineria in Val Polcevera, che diventa soggetto di numerose opere realizzate arrampicandosi alla mattina sulla collina antistante il complesso industriale. Successivamente chiede e ottiene l'autorizzazione a dipingere all'interno del complesso siderurgico di Cornigliano.
Enrico Valente descrive così la pittura di Ravera Oneto tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta: "Sul finire degli anni '50 nacque in lei (Raver un amore nuovo, che sostituiva quello per i teneri olivi della Riviera Ligure, per le raffinerie sulla collina di San Quirico in Valpolcevera. Ebbe un grande successo la sua mostra personale del 1963. Piacque molto quel misto tra romantica vallata e aggressione industriale. Il soggetto divenne poi l'Italsider e fu un crescendo, il concretizzarsi di uno stile, una consapevolezza maggiore, anche sociale, testimoniata da mostre in tutta Italia e all'estero. Con il paesaggio industriale, negli anni '60, l'artista si cimentò nel ritrarre laboratori scientifici e sale operatorie: un altro ambiente del lavoro umano che parlava di una luce perenne di solidarietà e coraggio. La sua forza espressiva si accentuò, la sua luce si fece siderea, gli strumenti in grado di salvare le vite umane sono visti come oggetti di fantascienza spesso immersi nel gelo asettico." (da "La pittrice dei contrasti cromatici", In Genova , anno 2 n.11, novembre 2003)
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
donazione
Data acquisizione (ACQD):
2001
Luogo acquisizione (ACQL):
Genova
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
Comune di Genova, del.n. 826 del 19/07/2001.
Documentazione fotografica (FTA)
FTAX:
documentazione allegata
FTAP:
fotografia digitale
FTAA:
Lezzi, Simone
FTAD:
2022
FTAC:
GA_GAM 2498
FTAN:
GA_GAM 2498_0366
FTAF:
jpg
Bibliografia (BIB)
BIBX:
bibliografia di contesto
BIBA:
Enrico Valente
BIBD:
2003
Citazione completa (BIL)
"La pittrice dei contrasti cromatici", In Genova , anno 2 n.11, novembre 2003