Capitello a forma di incudine scolpito a fogliame con leone e aquila.
DES
DESS:
leone; aquila; fogliame
SGT
SGTI:
leone, volute vegetali, aquila
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
MSA 794
INVC:
Museo di Sant'Agostino
DTZ
DTZG:
X
Cronologia (DT)
DTZS:
fine
DTSI:
951
DTSV:
post
DTSF:
1001
MTC
MTC:
marmo bianco
Notizie storico-critiche (NSC)
Questo e altri capitelli furono ritrovati riutilizzati come materiale da costruzione nei muri del convento di San Tommaso, posto alla periferia occidentale della città e demolito alla fine dell’Ottocento per i lavori di costruzione della stazione marittima e della nuova viabilità cittadina. Nel 1776 il monastero subì un incendio e venne riedificato negli anni seguenti. Questi capitelli, pertanto, documentano una fase edilizia precedente, databile attorno al Mille. Lo stile e le tipologie delle figure si mostrano vicine a esempi di influsso bizantino, pur con dettagli "‘europei" quali l’uso intenso di intrecci e l’"horror vacui” che porta a decorare ogni spazio disponibile. Un esempio coevo e più aderente al modello bizantino può essere visto ancora in opera nei capitelli del chiostro dell'Abbazia di San Fruttuoso di Camogli.
Altre localizzazioni geografico-amministrative (LA)
PRVS:
Italia
PRVR:
Liguria
PRVP:
GE
PRVC:
Genova
PRCD:
San Tommaso
PRCC:
Monastero di S. Thoma de Capite Arenae
PRCS:
demolita nel 1884
PRCT:
chiesa
PRCQ:
parrocchiale
TCL:
luogo di provenienza
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
MSA 794
INVC:
Museo di Sant'Agostino
DTZ
DTZG:
X
Cronologia (DT)
DTZS:
fine
DTSI:
951
DTSV:
post
DTSF:
1001
ATB
ATBD:
maestranze genovesi
MTC
MTC:
marmo bianco
Misure (MIS)
MISU:
cm
MISA:
20
MISL:
42
MISP:
12
Stato di conservazione (STC)
Stato di conservazione (STCC):
discreto
Indicazioni sull'oggetto (DESO)
Capitello a forma di incudine scolpito a fogliame con leone e aquila.
DES
DESS:
leone; aquila; fogliame
Notizie storico-critiche (NSC)
Questo e altri capitelli furono ritrovati riutilizzati come materiale da costruzione nei muri del convento di San Tommaso, posto alla periferia occidentale della città e demolito alla fine dell’Ottocento per i lavori di costruzione della stazione marittima e della nuova viabilità cittadina. Nel 1776 il monastero subì un incendio e venne riedificato negli anni seguenti. Questi capitelli, pertanto, documentano una fase edilizia precedente, databile attorno al Mille. Lo stile e le tipologie delle figure si mostrano vicine a esempi di influsso bizantino, pur con dettagli "‘europei" quali l’uso intenso di intrecci e l’"horror vacui” che porta a decorare ogni spazio disponibile. Un esempio coevo e più aderente al modello bizantino può essere visto ancora in opera nei capitelli del chiostro dell'Abbazia di San Fruttuoso di Camogli.