La «Saturnina Fanny» fu costruita dai cantieri Odero di Sestri P. per gli armatori Raffo di Chiavari. Sullo stesso progetto opera di Matteo Tappani, furono costruite le navi «Australia» per Pietro Milesi e «Giuseppe D’Alì» per i D’Alì di Trapani. Navi veloci, che nulla avevano da invidiare ai leggendari clipper inglesi. Al comando di capitani soprattutto chiavaresi, portarono a termine molte traversate oceaniche, doppiando i capi Horn e di Buona Speranza. Le campagne oceaniche potevano durare 3 anni, senza mai tornare a casa.
La «Saturnina Fanny» aveva scafo in ferro, lunghezza 73,95 metri, larghezza 11,50, altezza 6,45 metri; stazza lorda 1594 tonnellate. I tre alberi erano armati a vele quadre. La velocità e i bassi costi di esercizio rendevano queste navi competitive rispetto ai piroscafi ancora agli inizi del ‘900. I carichi alla rinfusa – grano, lana, zucchero, nitrati, carbone, petrolio in cassette - garantivano lauti guadagni.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, i sottomarini tedeschi diventarono l’incubo di questi velieri, che uno ad uno venivano catturati ed affondati senza pietà. Il 22 maggio e il 24 giugno 1916 toccò a «Saturnina Fanny» e «Australia», affondate entrambe a poche miglia al largo di Barcellona.
Il Museo conserva varie copie eliocianografiche dei disegni dell’attrezzatura velica.
La «Saturnina Fanny» fu costruita dai cantieri Odero di Sestri P. per gli armatori Raffo di Chiavari. Sullo stesso progetto opera di Matteo Tappani, furono costruite le navi «Australia» per Pietro Milesi e «Giuseppe D’Alì» per i D’Alì di Trapani. Navi veloci, che nulla avevano da invidiare ai leggendari clipper inglesi. Al comando di capitani soprattutto chiavaresi, portarono a termine molte traversate oceaniche, doppiando i capi Horn e di Buona Speranza. Le campagne oceaniche potevano durare 3 anni, senza mai tornare a casa.
La «Saturnina Fanny» aveva scafo in ferro, lunghezza 73,95 metri, larghezza 11,50, altezza 6,45 metri; stazza lorda 1594 tonnellate. I tre alberi erano armati a vele quadre. La velocità e i bassi costi di esercizio rendevano queste navi competitive rispetto ai piroscafi ancora agli inizi del ‘900. I carichi alla rinfusa – grano, lana, zucchero, nitrati, carbone, petrolio in cassette - garantivano lauti guadagni.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, i sottomarini tedeschi diventarono l’incubo di questi velieri, che uno ad uno venivano catturati ed affondati senza pietà. Il 22 maggio e il 24 giugno 1916 toccò a «Saturnina Fanny» e «Australia», affondate entrambe a poche miglia al largo di Barcellona.
Il Museo conserva varie copie eliocianografiche dei disegni dell’attrezzatura velica.
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
donazione
Nome (ACQN):
Fabio Garelli
Data acquisizione (ACQD):
12/6/1922
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
COMUNE DI GENOVA
Indirizzo (CDGI):
Via G. Garibaldi, 9
Citazione completa (BIL)
T.Gropallo, "Il romanzo della vela" (1964), pag. 211